ELEMENTI PER LA RIPROGETTAZIONE DI UN SALONE NAZIONALE DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

(Marzo 2004, con una nota del dicembre 2008) –
Oggi il tema dell’innovazione è la parola d’ordine che il sistema italiano (ed europeo) utilizzano per fare fronte alla sempre più aggressiva competizione dei Paesi emergenti e soprattutto della Cina. Ma per innovare e innovarsi occorrono gli strumenti, ed ecco che le tecnologie offrono alle imprese e agli amministratori della cosa pubblica sempre nuove e straordinarie opportunità di mezzi e strumenti per essere più competitivi.

E’ questo il nocciolo che può dare forza a un evento fieristico sull’ICT (Information & Communication Technology), non tanto per proporre in una mostra mercato le ultime novità destinate a consumatori sempre più affascinati dai giocattolini elettronici, quanto per trovare con le imprese, soprattutto le PMI, e con la PA, in particolare locale, momenti di incontro e di confronto finalizzati alla migliore valutazione delle innumerevoli opportunità tecnologiche che si affacciano sul mercato.

Su questi temi, con la ricerca quasi ansiosa di spazi nei diversi settori del B2B, e con comprensibili indulgenze (se non veri e propri sbandamenti) verso i giovani consumatori (il popolo degli zainetti), stiamo assistendo da un lustro almeno a una forte evoluzione tra le iniziative che si svolgono, o si sono svolte, nelle diverse piazza italiane.

Il fatto è che l’ICT, settore merceologico che un tempo si poteva definire “specializzato”, è divenuto trasversale a tutte le altre attività economiche, e i grandi saloni dell’ICT hanno assunto le caratteristiche (e i limiti, tecnicamente parlando) delle fiere campionarie del passato.

Da un lato la forza dei marchi e la loro visibilità; dall’altro il forte bisogno di contatti ad alto livello di specializzazione in ambienti idonei ai colloqui professionali: con la velocità propria dell’innovazione tecnologica e dei processi di globalizzazione dell’economia, i saloni che si occupano di questi argomenti hanno bisogno di una riprogettazione permanente, affinché possano continuare a svolgere il loro ruolo, cioè soddisfare precisi e non generici bisogni di chi propone soluzioni ICT e di chi di quelle soluzioni ha urgente necessità.

(dicembre 2008)

E oggi, che lo SMAU ha vissuto in pochi anni alcuni passaggi di mano, dall’Ente Gestione Mostre Comufficio di Emmanuelli, che lo ha venduto prima che il capitale ereditato da Enore Deotto gli si sbriciolasse tra le mani, al re mida (per lui) Cazzola, che dopo un paio di edizioni l’ha sbolognato alla Fiera di Milano, c’è da chiedersi quale possa essere il futuro per queste iniziative.
Diviene sempre più imperante la “riprogettazione permanente”.

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