PIANO STRATEGICO PER UN SALONE DELLA SUBFORNITURA DELL’INDUSTRIA DEL MOBILE

(Marzo 2004 e breve aggiunta del novembre 2008) –

In un distretto industriale, fondato su relazioni di filiera che favoriscono l’esternalizzazione di alcune funzioni produttive e danno vita al fenomeno del terzismo o della c.d. subfornitura, è comprendibile che possa nascere una particolare manifestazione di tipo B2B, cioè il salone dedicato ai terzisti, dove produttori di componenti si presentano a un pubblico professionale costituito dai produttori del prodotto finito. In altre parole, per l’esperienza che qui intendo richiamare, cioè quella relativa al distretto mobiliero di Pesaro, i produttori di antine, maniglie, componenti in vetro, pannelli, tessuti e via dicendo espongono in una manifestazione di breve durata, tre giorni al massimo, per incontrare i produttori di mobili.

Con questa logica è nato a Pesaro nella seconda metà degli anni novanta il Sumob, andandosi a caratterizzare come una fiera che univa sia i caratteri dell’offerta, sia quelli della domanda (1); infatti, come fiera dell’offerta, rappresentava buona parte dei produttori di componenti del distretto, come fiera della domanda aveva validi nomi di componentisti da fuori distretto, anche europei, che cercavano il contatto con i mobilieri dell’area.

Gli ingredienti per una positiva partenza c’erano tutti. Il Sumob ha avuto una crescita interessante nei primi tre anni (era un evento a cadenza annuale), sia pure con un tasso di turn over un po’ elevato, poi sono iniziate le difficoltà, soprattutto per l’arrivo su piazza (italiana) di un forte competitore tedesco.

In realtà, tra la seconda metà degli anni novanta, quando è nato il Sumob, e l’inizio del nuovo millennio, quando quell’esperienza si è conclusa, era rapidamente mutato il quadro delle relazioni economiche all’interno della filiera e nei confronti dei mercati di sbocco: la componente di fiera della domanda aveva perso vigore, a causa delle mutazioni interne ai produttori di mobili (che da produttori veri e propri andavano trasformandosi in gran numero in commercianti e distributori: i veri committenti dei componentisti presenti su piazza erano sempre di meno), e quella di fiera dell’offerta soffriva di handicap ancora più forti di quelli del Samp (2).

Pesaro non è stata in grado di reagire all’entrata su piazza di un forte competitore straniero, lo Zow, che ha scelto in Pordenone un altro distretto mobiliero per imporsi con successo.

(Novembre 2008)
Ora che il matrimonio tra la Fiera di Pordenone e l’organizzatore tedesco è terminato, nasce un braccio di ferro che sarà interessante seguire nei prossimi mesi: una guerra tutta italiana tra due piazze fieristiche (Pordenone e Milano) nel nome del più acceso campanilismo. Siamo sicuri che le imprese trarranno effettivo vantaggio da questa situazione?

NOTE:
(1) Parlo di queste categorie nel paragrafo “Classificare le fiere”, cfr. “Che cos’è una Fiera“.
(2) Cfr. Schema progettuale di un salone del mobile nazionale.

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