BS IL BEATO SANTE numero 1 del 2018

BS IL BEATO SANTE numero 1 del 2018

In questo numero intervisto Fra Renato Martino, Nominato guardiano del Santuario alla fine del 2017. Inoltre, la rubrica della notizie della ProLoco di Mombaroccio.

Fra Renato, Guardiano del convento del Beato Sante e parroco di Mombaroccio e Villagrande: “La vita del frate è una vita donata”.

DI MAURO FERRI

Il 10 settembre 2017 Fra Renato Martino, da poco padre guardiano del convento del Beato Sante, è stato nominato parroco di Mombaroccio e Villagrande, con una solenne e commovente cerimonia celebrata dall’Arcivescovo Mons. Piero Coccia nella chiesa dei SS. Vito e Modesto. A cinque mesi di distanza chiediamo a Fra Renato come vive il sommarsi degli impegni e delle responsabilità, tra il Convento e le due chiese della Parrocchia.
Il carico di lavoro si sente, ma allo stesso tempo sperimento una grazia particolare da parte di Dio e dei Santi, sento questo grande amore che mi accompagna, mi guida. Con l’aiuto di Dio stiamo andando avanti con serenità, vedo che la gente vuole bene, a noi frati.
Fra Renato è coadiuvato da Fra Alvaro Rosatelli, suo vice in Convento come nelle Parrocchie, e i due frati più anziani, Tommaso Fiorentini e Francesco Neroni, danno il loro sostegno in Convento. Ma Fra Renato non è nuovo nell’esperienza pastorale: nel settembre del 2014, appena arrivato al Convento (del quale divenne subito frate economo), fu nominato amministratore parrocchiale di Mombaroccio; poi, nel 2015, l’Arcivescovo ha riunito le due Parrocchie di Mombaroccio e Villagrande.
Una unità pastorale, precisa Fra Renato, ma due distinti consigli per l’economia2, e lasciando i titoli delle due Parrocchie: il nome corretto è Unità Pastorale Santi Vito e Modesto e Santa Susanna.
Renato è stato chiamato a dare aiuto pastorale al nuovo parroco Don Enrico Giorgini, che aveva sostituito don Giuliano, e al suo vice Don Andrea Marescotti, oggi parroco di S. Angelo in Lizzola, Ginestreto, Villa Betti e Montegaudio. Come sono andate le cose?
Mi telefonò Silvano della segreteria, c’è il Vescovo che vuole parlare con lei, mi ha chiesto di andare in Vescovado, dove Mons. Coccia mi ha fatto la proposta. Don Enrico era sovraccarico di incarichi, il Vescovo ne ha parlato con il Padre Provinciale, Fra Ferdinando Campana, e insieme hanno verificato l’accordo.
Un ordine o una proposta?
Siamo liberi, potevamo dire di no, sia io, sia Fra Alvaro. Ma abbiamo dato la disponibilità. Ne avevo parlato anche con Fra Tommaso, che mi ha detto: “non dimenticare che il nostro voto è di disponibilità alla chiesa”. Mancano i sacerdoti e il Vescovo ha chiesto aiuto, non si può dire di no davanti alle esigenze spirituali della chiesa. La vita del frate è vita donata. S. Francesco voleva che i frati fossero sempre disponibili. A dire il vero, la mia vita è più incline al ritiro nella linea della nostra spiritualità francescana, l’ho detto al Vescovo, ma ho accettato. Di certo non è stato fatto per carriera, ma per obbedienza e da allora sperimento tanta serenità.
Serenità, ma anche tanto lavoro. Difficoltà?
Diciamo che se ci fosse una persona con un carisma parrocchiale che io sento di non avere, si potrebbero fare molte cose in più, non si riesce a fare tutto. Se fosse solo per l’attività organizzativa di eventi religiosi, andrebbe bene, e poi non mi sento mai all’altezza della vita pastorale.
Don Enrico è stato il primo parroco dell’Unità Pastorale. Che eredità ha lasciato?
Ha dovuto creare equilibri tra i campanilismi, un vero lavoro di sbancamento, si potrebbe dire, e ha creato armonia tra le due Parrocchie. Don Enrico si è sobbarcato questo onere, all’inizio dell’attività pastorale ha svolto un lavoro di coesione.
Per esempio?
La via crucis del venerdì Santo. Ogni Parrocchia la faceva per conto suo, il primo anno dopo l’Unità pastorale (2016) la Processione si è tenuta da Villagrande a Mombaroccio.
Renato Martino è nato nel Cilento, a Torraca ultimo Comune prima della Basilicata, in vista del Golfo di Policastro come Mombaroccio lo è dell’Adriatico. È stato ordinato sacerdote nel 1995 a Nocera superiore (SA), nel santuario mariano Mater Domini. Prima di Mombaroccio è stato aiuto pastore a Macerata, poi all’Eremo di Montefiorentino vicino a Carpegna. Ha fatto il noviziato ad Assisi, ha due lauree, in teologia e Lettere moderne a indirizzo storico-artistico.
Una bella esperienza è stato l’anno in Terrasanta, conclude Fra Renato, tra il 2010 e il 2011. Lì ho vissuto in un eremo, San Giovanni del Deserto, dietro ad Ain-Karem, non lontano dal luogo della visitazione di Maria alla cugina Elisabetta. Ero da solo con gli sciacalli del deserto. Ma se parlo di quell’esperienza, non finisco più.
Un buon motivo per tornare a incontrarci.


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