REFERENDUM, EQUIVOCI E PREGIUDIZI

(CRONACHE DA MOMBAROCCIO, 4 novembre 2015).

Dopo il riepilogo (pubblicato ieri su questa rubrica) dei diversi passaggi che hanno portato a indire per il 13 dicembre il referendum consultivo sulla proposta di fusione per incorporazione del Comune di Mombaroccio nel Comune di Pesaro, parlando con alcuni cittadini durante un giro per la distribuzione di una lettera informativa del Sindaco Angelo Vichi, una signora contraria alla fusione mi ha detto che non abbiamo tenuto conto della volontà dei cittadini, che hanno richiesto con 508 firme un referendum sulla fusione che anticipasse l’iter procedurale e che non fosse solo “consultivo”, come prevede lo Statuto del Comune di Mombaroccio.
Ricordo che con il deposito delle firme il 5 ottobre scorso le minoranze avevano chiesto di sospendere i lavori del Consiglio, che stava deliberando il parere favorevole alla proposta di legge regionale, proprio per dare avvio al referendum comunale, il cui quesito era: “Siete voi favorevoli alla fusione per incorporazione del comune di Mombaroccio nel comune di Pesaro secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 130, della Legge 7 Aprile 2014 n. 56?”. E’ la cosiddetta legge Del Rio, nella quale si stabilisce che “Le popolazioni interessate sono sentite ai fini dell’articolo 133 della Costituzione mediante referendum consultivo comunale, svolto secondo le discipline regionali e prima che i consigli comunali deliberino l’avvio della procedura di richiesta alla regione di incorporazione.”
La raccolta di firme si è svolta richiamando l’Art. 41 dello Statuto del Comune di Mombaroccio, che al punto 1 stabilisce che “sono consentiti referendum consultivi, propositivi e abrogativi in materia di esclusiva competenza comunale.”
Poiché, come già detto ieri, la richiesta di sospensione dei lavori del Consiglio non è stata accolta, le minoranze hanno lasciato l’aula e, successivamente, hanno inviato l’atto stragiudiziale di diffida al Sindaco, ritenendo illegittime le delibere del 23 settembre e del 5 ottobre, in quanto prodotte in violazione della legge Del Rio (il referendum consultivo deve essere fatto prima dell’avvio delle procedure e non come ultimo passaggio).
Per questo motivo le minoranze ritengono che sia stata calpestata la volontà dei cittadini e violata la legge. Per tale ragione in questi giorni sono alla ricerca di fondi per finanziare il ricorso al TAR.

Proviamo a fare un po’ di chiarezza.
E’ vero che la legge Del Rio non era stata ancora recepita dalla Regione Marche al momento dell’avvio del tutto. In quel momento era in vigore la legge n° 10 del 16 gennaio 1995 e, fino alla nuova legge regionale che recepisce le indicazioni della Del Rio (la n. 25 del 21 ottobre 2015), gli atti dei Comuni di Pesaro e Mombaroccio sul procedimento di fusione per incorporazione erano del tutto legittimi, in quanto, ove la norma nazionale non sia recepita nell’ordinamento regionale, permangono valide a tutti gli effetti le norme regionali.
Quindi non è stato violato un bel nulla, tant’è vero che la stessa nuova legge regionale prevede una norma transitoria (art. 4) che dice espressamente che “sono fatte salve le fasi già espletate dei procedimenti di fusione per incorporazione in corso alla data di entrata in vigore di questa legge”.
Non si tratta né di abuso di potere, né di prepotenza: se avessimo avuto per tempo la nuova legge, l’avremmo applicata, ma non si possono cambiare le regole del gioco in corso d’opera. In fondo si tratta di sapere solo se i cittadini vengono consultati prima o dopo, ma il loro parere viene comunque sentito, con le regole del referendum consultivo, quindi senza quorum.
Quanto al referendum comunale, che invece prevede il quorum (Art. 43 dello Statuto del Comune di Mombaroccio: “il quesito sottoposto a referendum è approvato se alla votazione ha partecipato la maggioranza degli elettori aventi diritto e se è raggiunta su di esso la maggioranza dei voti validamente espressi”), lo Statuto stabilisce al punto 2 del citato art. 41 che “non possono essere indetti referendum … su attività amministrative vincolate da leggi statali o regionali.” Ora, è chiaro che una fusione per incorporazione è palesemente materia di competenza regionale, non sta ai cittadini di un Comune stabilire con quale norma essa debba essere attuata.

Ma tutto questo perchè? Si cerca di finanziare con la raccolta fondi un’operazione che possa bloccare tutto, mandare all’aria l’unica occasione straordinaria che si è presentata per salvare per davvero Mombaroccio, a quale scopo? Per impedire caparbiamente il processo di fusione. Per negare a Mombaroccio la possibilità di risolvere molti dei suoi problemi, ambientali, strutturali, sociali, economici, culturali, di sviluppo … Speriamo siano pochi i mombaroccesi a gettare il loro denaro in questa operazione dissennata delle minoranze.

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